25 giugno 2014

Non è un paese per mamme, non è un paese per papà, non è un paese per bambini...ma noi continuiamo a sognare


Nel nostro paese ideale e immaginario, quando una donna aspetta un bambino la comunità intera prepara un lungo tappeto rosso, così al suo passaggio tutti sanno che un immenso e magico evento sta per accadere.
Viene considerata come una sorta di figura sacra e ogni occasione è buona per manifestarle affetto, premura, rispetto e gratitudine proprio per il fatto che presto darà alla luce una nuova creatura.
Fin da subito le viene affiancata un' ostetrica, la migliore che ci sia, che con rispetto e senza interventi invasivi o medicalizzati accompagnerà lei e il suo compagno in questo meraviglioso viaggio.

Se le persone vicine ai futuri genitori si sentono spaventate o impreparate ad accogliere il nuovo nato, è previsto anche per loro un sostegno, così da essere presenti e utili con discrezione, rispetto ed amorevole cura.
Nei casi in cui è necessaria una visita medica, la futura madre non deve pagare nulla perchè nel nostro paese ideale e immaginario a nessuno viene in mente di chiederglielo.

Non c' è alcuna preoccupazione rispetto al dover comunicare la bella notizia sul lavoro, infatti il proprio datore dopo essersi congratulato con la futura mamma e magari anche commosso (visto che stiamo fantasticando possiamo anche esagerare), la rassicura e tranquillizza: "Da questo momento non dovrai preoccuparti di nulla. Scegli tu fino a quando ti senti di venire al lavoro, ovviamente svolgendo mansioni leggere. Starà a te decidere quando rientrare secondo le tue esigenze e quelle del tuo bambino".

Nel nostro paese ideale e immaginario la futura madre non vive la sua gravidanza con il pensiero di non percepire un compenso. Ci mancherebbe, sta per compiere l' impresa più grande che ci sia, figuriamoci se questo non merita un compenso dignitoso ed adeguato. Non ha nemmeno la preoccupazione del "dopo", perchè sa che quando lei e il suo bambino vorranno, il mercato del lavoro sarà pronto ad accoglierla.
Se sente il bisogno di tornare a lavorare dopo pochi mesi può farlo e può anche portare il proprio bimbo con sè, se invece non si sente pronta può restare a casa col suo piccolo fino a quando lo ritiene opportuno.

Nel nostro paese ideale e immaginario non c' è l' ossessione, dopo la gravidanza, di dimagrire il prima possibile perchè quello che conta è che una donna stia bene con se stessa e con il proprio corpo. Non solo, le sue rotondità morbide, fatte per accogliere il proprio piccolo, sono considerate femminili e sensuali.

Quando il piccolo finalmente viene alla luce, al papà viene lasciato il tempo libero necessario per seguire e godersi la propria famiglia. Per alcuni è prevista una riduzione dell' orario lavorativo perchè si ha la convinzione che quando i figli saranno più grandi, avrà tutto il tempo per lavorare.
Con la nascita del piccolo la rete di persone vicine partecipa con infinita discrezione alla gioia del suo arrivo rispettando però l' intimità di cui il bambino, la mamma e il papà hanno bisogno.
A turno, famigliari ed amici si rendono utili per cucinare, lavare, fare la spesa, stirare e pulire casa. Non c' è bisogno di chiederlo, avviene spontaneamente, perchè quella creaturina così piccola e amorevole è per tutti un buon motivo per darsi da fare.

Nel nostro paese ideale e immaginario non c' è l' ansia di produrre e produrre lavorando come robot, perchè si lavora il giusto necessario per vivere, non si vive per lavorare.
Nel nostro paese ideale e immaginario questa nuova famiglia appena nata non si sente e non si sentirà mai sola, perchè è nell' interesse di tutti che i bambini siano cresciuti con amore così da poter consegnare al mondo adulti sereni, amati e a loro volta in grado di amare.

Questo post lo dedichiamo a quei genitori che, con fatica, combattono per poter vivere la propria maternità e paternità come pieno diritto. 
A quei genitori che, in attesa di trovare un lavoro, svolgono dignitosamente e meravigliosamente il loro ruolo di mamma e papà. 
A quei genitori che, per stare vicini ai propri bambini, il lavoro lo hanno perso vedendosi calpestare i propri diritti.
A quei genitori che decidono di mettersi in gioco, per sè e per i propri figli, ricreandosi e reinventandosi un nuovo lavoro.
A tutti quei genitori che non si arrendono, che vogliono riprendersi il diritto e la libertà di scegliere perchè non accettano che siano altri a farlo per loro.
Questo post lo dedichiamo anche e soprattutto ai bambini e al loro diritto di essere amati e cresciuti dai propri genitori fino a quando lo desiderano.
Noi intanto continuiamo a sognare che un giorno quel paese ideale e immaginario sia possibile.


Andrea, Elisabetta
Genitori-Consapevoli




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